Il CBD, acronimo che sta per cannabidiolo, è un componente della pianta della cannabis che è stato posto spesso al centro di dibattiti. In particolare, le polemiche si incentravano sulla legalità di questa sostanza. Si è riusciti, tuttavia, a dimostrare che il CBD risulta essere una sostanza naturale che, agendo nel corpo umano e, più nello specifico, interagendo con quello che è il sistema endocannabinoide, rende possibile l’apporto di molteplici benefici per la propria salute.
Diversi sono stati, in effetti, gli studi scientifici condotti sul cannabidiolo che hanno finito per accertarne gli effetti positivi. Tuttora continuano ad esserci studi incentrati sulle proprietà di questa sostanza, anche al fine di poter incrementare la fiducia e la sicurezza in quanti intendono approcciarsi per la prima volta all’acquisto di tale tipologia di prodotto. Per favorire ciò, e per cercare di ridurre la confusione riguardo le diverse teorie che si celano dietro tale sostanza e la sua legalità, occorre fare maggiore chiarezza su quella che è la normativa vigente nel nostro Paese e, più nello specifico, su ciò che la legge dice relativamente ai prodotti a base di CBD.
Una volta chiarita la normativa per la vendita di CBD in Italia sarà possibile effettuare acquisti in un negozio di cannabis legale come canapaboom.com con la sicurezza di non infrangere la legge. Le persone potranno così godere dei benefici del cannabidiolo come l’effetto sia rilassante che anti-stress senza preoccuparsi di alcuna ripercussione legale.
Il cannabidiolo è una sostanza stupefacente?
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Innanzitutto, occorre smentire la teoria secondo la quale il cannabidiolo possa essere considerato al pari di una sostanza stupefacente. La smentita di un qualsiasi effetto drogante della pianta, infatti, deriva dai molteplici studi scientifici che hanno accertato l’assenza di effetti psicotropi sul cervello umano in caso di utilizzo del CBD.
Per tale caratteristica, la vendita o acquisto di prodotti contenenti cannabidiolo è attualmente legale in Italia, a prescindere da quella che sia la concentrazione di CBD contenuta al loro interno.
In passato, in Italia, era molto elevato lo scetticismo correlato al consumo di cannabidiolo che, spesso, veniva visto al pari di un vero e proprio farmaco stupefacente.
Il Ministero della Salute italiano, con il decreto ministeriale dell’ 01/10/2020, classificava il cannabidiolo come farmaco. A tale classificazione è seguito l’inserimento dei prodotti contenenti CBD, e derivanti dalla cannabis, all’interno di una tabella dove venivano indicati in via ufficiale tutti quei medicinali e quelle sostanze, a uso terapeutico, contraddistinti da fondato pericolo di dipendenza psichica oltre che fisica.
In seguito ad un simile provvedimento ministeriale, sono sorte inevitabilmente molte polemiche, non solo per i danni che il mercato del cannabidiolo avrebbe subito ma anche perché veniva meno quanto sancito il 21/02/1971 dalla Convenzione delle Nazioni Unite in materia di sostanze psicotrope e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Si parla nello specifico di atti che riconoscono a tutti gli effetti la totale sicurezza e assenza di rischi di dipendenza che contraddistinguono il cannabidiolo e i prodotti che lo contengono. Le pressioni e le polemiche sollevate sull’argomento hanno condotto a un nuovo provvedimento del Ministero della Salute datato 28/10/2020.
Si è così giunti all’attuale normativa che autorizza la commercializzazione dei prodotti a base di CBD ma nei fatti lascia dei dubbi circa l’utilizzo che è possibile fare di tali prodotti, date le diverse regole che vengono imposte in materia di coltivazione e commercializzazione. Per tale ragione, per il consumatore è raccomandabile sempre la conservazione degli scontrini e dei documenti che siano in grado di dimostrare l’assoluta legalità del prodotto in suo possesso.
Osservazioni ed eventuali sviluppi
Le regole che disciplinano il commercio del cannabidiolo sono in continua evoluzione e, per tale ragione, non risulta semplice comprendere quali saranno gli sviluppi futuri. A rendere più imprevedibile la situazione vi è il braccio di ferro creatosi fra alcuni parlamentari favorevoli alla legalizzazione del commercio del CBD e il Legislatore che prosegue con un approccio più stringente. Ciò che è certo è che la vendita del CBD alla luce dell’attuale normativa italiana appare consentita.